MARZO-GIUGNO 2020: CRONISTORIA DI UN'EMERGENZA SANITARIA PER UN ARTISTA

Caro sito,

"ti scrivo, così mi distraggo un po'...". Parafrasando il grande Lucio Dalla, ripercorro con queste righe -in prima persona- gli ultimi 100 giorni, quelli cioè che sono intercorsi tra l'ultima mia serata di canzoni (il 29 febbraio, l'ultimo giorno di quel mese lavorativamente bellissimo e pieno di eventi) e lo sblocco dell'impasse per noi lavoratori del mondo dello spettacolo, facendolo ovviamente dal mio punto di vista, quello cioè di un artista.

Ci sono momenti, nella vita, in cui non c'è proprio niente da fare. Si deve solo stare alle regole, senza polemiche, e sperare che siano quelle giuste per risolvere la situazione in cui si è venuti a trovarsi. Non importa più di chi è la colpa o cos'altro si potesse fare. Importa soltanto trovare una soluzione il prima possibile.

Così è andata, a partire dall'inizio di marzo, per tutti noi italiani; improvvisamente abbiamo capito di dover fare ognuno la propria parte, osservando nel nostro piccolo ogni prescrizione di legge e di buon senso che potesse aiutare a ridurre al massimo i giorni di sacrifici, per ripartire quando l'emergenza sanitaria sarebbe finita, perchè la salute deve essere sempre tutelata in modo prioritario.

E così, gli artisti come me hanno annullato tutti gli impegni in programma per il mese di marzo, prima, per poi estendere in un secondo momento le cancellazioni ai successivi aprile e maggio, fino addirittura a coprire anche la prima quindicina di giugno; a malincuore, certo, ma con convinto e necessario senso del dovere e di responsabilità.

Il concetto alla base era banale: o tutti ci si muoveva nella stessa direzione o i sacrifici di chi lo stava facendo sarebbero stati vanificati. Così, da gente di spettacolo con un po' di visibilità (ognuno in proporzione al proprio bacino di utenza), abbiamo nel nostro piccolo iniziato anche a sensibilizzare il prossimo, invitando tutti a fare la propria parte, a restare a casa, ad osservare le regole, a fare beneficienza e ad aiutare gli altri secondo le proprie possibilità.

Per chi fa il nostro lavoro o ha anche solamente le nostre abitudini di vita, un'intera settimana a casa è già tantissimo tempo... figurarsi tre mesi! Senza contare la voglia di tornare a cantare e a scherzare, così come quella di abbracciare tanti amici, in giro, su e giù da un palco. Eppure il lockdown totale, durato ben 54 giorni, non ce ne dava modo.

E così abbiamo festeggiato, sempre e solo nelle nostre case, 159 anni di Unità d'Italia, la Giornata Mondiale del Teatro, la Festa della Liberazione, il Primo Maggio, la Festa della Repubblica e, meno istituzionalmente parlando, anche la festa della mamma e quella del papà, nonchè compleanni, anniversari e ricorrenze. Tutto, o quasi, a distanza, senza poter briandare, scherzare o cantare insieme e, per noi artisti, senza poter essere la regia di queste feste, con le nostre voci e qualche canzone.

Ma poi, dopo i sacrifici e l'impegno da parte di tutti, è arrivata la tanto agognata Fase 2 dell'emergenza, quella della ripartenza: un nuovo inizio.
Citando la collega fiorentina Gaia Nanni: "Gli ultimi saranno... ultimi!". E infatti la nostra categoria, tradizionalmente considerata l'ultima ruota del carro (almeno a livello istituzionale) avrebbe dovuto aspettare quasi un altro mese per ripartire davvero, il che ci ha fatto vivere un periodo in cui per ciascuno di noi si sono alternati giorni in cui ci sentivamo Superman ad altri in cui ci è sembrato di essere, piuttosto... Giacomo Leopardi!

"Non dateci un buon motivo per smettere, ma una valida ragione per ricominciare": era in sintesi questo banale concetto quello che tutti i miei colleghi artisti ed io chiedevamo, più o meno direttamente, alle Istituzioni in questo ultimo terribile periodo di stasi.

Ma se non altro, finalmente, pian piano abbiamo iniziato a riemergere anche noi da una delle pagine più nere della storia mondiale come solo gli italiani sanno fare, uniti come la nazionale degli Azzurri di calcio in Germania nel 2006: anche per gli artisti sono ripartiti i primi sopralluoghi post lockdown e le prime riprogrammazioni per quelli che saranno i primissimi eventi di quel che resta di questo 2020, permettendoci così (almeno in parte) di riassaporare la "normalità" del nostro lavoro, e adesso che il 15 giugno (deadline delle nostre limitazioni) si avvicina, siamo pronti a ripartire anche da un punto di vista lavorativo vero e proprio, scaldando i motori per farlo nello stile migliore... il nostro!

Per quanto ancora non sia del tutto finita l'emergenza sanitaria, vogliamo riprendere quel microfono da terra, pulirlo da polvere e batteri accumulati in questi mesi in cui abbiamo dovuto lasciarlo cadere e riniziare a fare festa (nei limiti del consentito) con la "nostra" gente, con gioia, perchè come i Capitani Coraggiosi sappiamo che "la vita è adesso" e vogliamo credere che d'ora in poi tutto andrà meglio.

In fondo, un saggio diceva: "Devi sopportare la pioggia, per poter ammirare l'arcobaleno". E infatti proprio quest'ultimo, il simbolo delle nostre speranze per tutta la quarantena, me lo sono ritrovato davanti sulla strada percorsa per fissare il mio primo evento post lockdown: è ufficiale, infatti, che il 18 giugno riparto anche io!

Sarà tutto più vero, più partecipato, più bello... Non vediamo l'ora di dimostrarlo.

"Caro sito, ti scrivo" insomma per annunciarti una news davvero importante: #ripARTiamo!